Di fama e di sventura. Di Federica Manzon

Bello di fama e di sventura questo libro. Intrigante, denso, notevole. Nasce dalla penna di Federica Manzon e si qualifica tra i primi cinque del Premio Campiello 2011. Non ho letto gli altri 4 in lizza per cui non posso esprimere un giudizio, per ora.
Si tratta di una vera e propria saga che mi ha ricordato un po' istintivamente Il Patriarcato della Luna di Sgorlon e forse non è un caso che se ne senta un po' l'eco... la conterraneità degli autori si fa sentire nella passione e nel velo di magia che pervade i protagonisti del romanzo, nella voce incessante delle comari di provincia, nel legame forte dei personaggi con il lavoro.
La storia è ambientata a Trieste, città di confine dal respiro ampio ma non tanto da far dimenticare le sconsideratezze di una ragazza madre e la 'cattiva stella' di un bambino che nasce senza padre. Vittoria, la nonna, ama moltissimo il nipote Tommaso ma non lotta con lui e per lui. Un'esistenza già segnata dall'abbandono dei genitori sarà per sempre monito alla sfiducia verso tutti perchè anche la nonna non ne è degna. Vittoria ha preferito la spensieratezza determinata e una propria dimensione di vita chiudendo la porta al sentimento per il nipote. Tommaso non dimentica e vive la sua vita di rancore, paura e cupa ambizione finchè questi sentimenti non lo portano a tradire. E tradire senza fine: la moglie, il grande e buon amico Ariel ed infine il figlio Lorenzo.

E non c'è possibilità di appello per nessuno. Non per il protagonista, che sembra redimersi ma non ce la fa mai del tutto, non per il povero Lorenzo, che muore, vittima in senso lato dell'indifferenza di Tommaso, non per l'amore, perchè nel romanzo non c'è spazio per un amore salvifico, di redenzione, quanto per amore e passione che distruggono.

Nessuna seconda opportunità per il cowboy cattivo che uccide l'indiano dal cuore buono.
Consiglio certamente questa lettura. E' appassionante ed intensa, forse lo stile in alcuni tratti è volutamente forzato, quasi a rimarcare con un po' di asprezza la realtà delle cose. Pur amando molto il libro non ne ho amato affatto i personaggi e non so esprimere meglio la contraddizione che mi rimane oggi.

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